COLESTEROLO

Il colesterolo è stato spesso sopravvalutato nello studio dei fattori di rischio cardiovascolare e questo articolo vuole fare un po' di chiarezza. Si tratta di una molecola lipidica sterolica, tipica degli organismi animali, soprattutto dei Vertebrati. È presente in tutti i tessuti e in maggior quantità nel cervello, nella bile e nel sangue. A causa della sua struttura ha caratteristiche idrofobiche ed è quindi scarsamente idrosolubile. L'intestino lo assorbe grazie ai sali biliari.
È presente sia in forma libera (35-40% del totale) sia esterificato con acidi grassi a catena lunga. La sintesi del colesterolo si svolge soprattutto a livello epatico, anche se vi partecipano numerosi altri organi (surrene, testicolo, aorta ecc.). Il colesterolo viene invece eliminato con la bile, trasformato in acidi biliari e poi in sali biliari (dai calcoli biliari il colesterolo può essere ottenuto allo stato puro cristallino). 
Sul colesterolo esiste molta disinformazione. Se a livelli di competenza elevati si è sufficientemente obbiettivi, a bassi livelli si rivendono spesso informazioni vecchie o mal comprese. Questa pagina vuol dunque fare chiarezza sull'argomento.

                                           COLESTEROLO FINALMENTE LA VERITA'

Fin dal 2000, dalla nascita di questo sito, abbiamo portato all'attenzione dei nostri visitatori il grande abbaglio del colesterolo (più avanti troverete tutti i link degli articoli a sostegno della nostra campagna). Spesso siamo stati irrisi da medici rimasti al Medioevo (con la banale scusa che Roberto Albanesi non è medico, ma ingegnere) o da medici che, non sapendo nulla di statistica, non sapevano leggere i dati delle ricerche più affidabili.
Ora (2011) in un recente articolo del British Journal of Nutrition sono stati esaminati tutti gli studi precedenti , arrivando alle conclusioni cui noi siamo arrivati dieci anni fa: il colesterolo non è pericoloso se non è associato ad altri fattori di rischio che sono i veri killer del cuore (fumo e ipertensione in primis,)
Ora in Italia c'è chi (Sommariva) sostiene che "il ruolo svolto da questo componente alimentare è stato molto ridimensionato".
Vorremmo credere che a questi risultati abbiamo contribuito anche noi con l'importanza dei nostri 900.000 visitatori unici mensili (questa pagina è vista mensilmente da 26.000 visitatori); purtroppo temiamo che l'interesse per il colesterolo sia diminuito non tanto per una corretta visione scientifica del problema, quanto per la comparsa sul mercato dei fitosteroli che di fatto hanno reso molto meno interessanti le statine, una volta scriteriatamente prescritte a tappeto, anche a coloro che avevano un colesterolo erroneamente ritenuto alto.

                                                              Il colesterolo è utile

Il colesterolo è fondamentale per il nostro organismo Interviene nella formazione e nella riparazione delle membrane cellulari.

             È il precursore della vitamina D, degli ormoni steroidei e degli ormoni sessuali (come androgeni, testosterone, estrogeni e progesterone).

             È contenuto nell'emoglobina.

             È il precursore dei sali biliari.

                                                                 I tipi di colesterolo

colesteroloIl colesterolo non è libero nel sangue, ma è legato a particolari proteine formando strutture complesse dette lipoproteine; il colesterolo totale si divide perciò in colesterolo VLDL (a bassissima densità), LDL (a bassa densità) e HDL (ad alta densità). Le lipoproteine a bassa densità (LDL) veicolano tra il 60% e l'80% del colesterolo sierico. Presentando molta affinità con le cellule dell'endotelio delle arterie, liberano il colesterolo sulla parete dei vasi (costituisce la placca ateromatosa nell'aterosclerosi, anche se non è ancora chiaro se rappresenti il fattore eziologico della malattia); viceversa le lipoproteine ad alta densità (HDL) svolgono la funzione opposta, rimuovendo il colesterolo dalle arterie e riportandolo al fegato. Incerto è invece il significato del colesterolo presente nelle lipoproteine VLDL.
Nei laboratori il colesterolo LDL è ricavato da altri valori con la formula di Friedewald:

             

                                                                           LDL = colesterolo totale – (HDL + 1/5 trigliceridi).

Quando il valore dei trigliceridi supera 400 mg/dl (un valore decisamente preoccupante…), la formula di Friedewald non è attendibile ed è necessario eseguire la determinazione del colesterolo LDL con metodiche di ultracentrifugazione.
NOTA - Il colesterolo (per esempio quello assunto dai cibi) è sempre lo stesso; che sia LDL o HDL dipende dal legame a lipoproteine diverse.

Perché il colesterolo non deve salire troppo

Riassumiamo quanto detto.
1) Le LDL distribuiscono il colesterolo alle cellule. E questa funzione è positiva. 
2) Purtroppo durante questa funzione, parte del colesterolo LDL si deposita sulle pareti interne delle arterie formando le placche. 
3) Le lipoproteine HDL rimuovono l'eccesso di colesterolo dalla parete delle arterie e lo riportano al fegato.
Da questi tre punti è evidente che colesterolo LDL e HDL sono indipendenti; l'HDL non "distrugge" l'LDL, ma le lipoproteine HDL riportano il colesterolo al fegato. Avere il colesterolo HDL alto consente di diminuire l'effetto negativo dell'LDL nella formazione delle placche. Per capire meglio, due analogie:
L'analogia del cibo - Il cibo è fondamentale per la sopravvivenza, ma se ne mangiamo troppo ingrassiamo. Il colesterolo è fondamentale per alcune funzioni dell'organismo, ma se è in quantità non corretta diventa un fattore negativo.
L'analogia delle  - Consideriamo un viale alberato d'autunno su una strada asfaltata. Cadono tante foglie (LDL) e la strada ne è coperta. Se abbiamo tanti spazzini (HDL) la strada resta pulita. Gli spazzini non agiscono sulla caduta delle foglie, ma le rimuovono. Ecco perché conta il rapporto (Colesterolo totale/HDL).

                                    

                                                                                                      L'indice di rischio

In base all'ultima analogia è abbastanza semplice capire che un valore di colesterolo totale nel sangue (colesterolemia) superiore alla norma non è di per sé preoccupante, soprattutto se non esistono altri fattori di rischio cardiovascolare (le lipoproteine LDL provocano comunque una proliferazione cellulare che può restringere il lume delle arterie), occorrendo distinguere fra colesterolo cattivo (legato alle lipoproteine LDL) e colesterolo buono (legato alle HDL). La vecchia interpretazione considerava valori ottimali quelli inferiori a 240 mg/dl di colesterolo totale (a 200 mg/dl o addirittura a 160 mg/dl se sono presenti fattori di rischio cardiovascolare o è già in atto una coronaropatia) e inferiori a 160 mg/dl di colesterolo LDL (rispettivamente 130 mg/dl e 100 mg/dl nel caso di fattori di rischio o di coronaropatia). La vecchia interpretazione considerava solo il colesterolo totale anche perché nella popolazione sedentaria (e spesso con cattiva alimentazione) il colesterolo buono è molto basso. Con il diffondersi di concetti salutistici (attività fisica e alimentazione sana) ciò non è più vero e l'incremento del colesterolo buono spesso porta il totale oltre i vecchi valori di attenzione. Oggi, per una valutazione migliore della situazione, si considera l'indice di rischio cardiovascolare, cioè il rapporto fra colesterolo totale e colesterolo buono HDL; tale indice per un soggetto sano deve essere inferiore a 5 per l'uomo e a 4,5 per la donna. Un soggetto con colesterolo totale a 250 e colesterolo buono a 85 ha un indice di rischio a 2,94 ed è in una condizione decisamente migliore di chi ha il colesterolo totale a 200 e quello buono a 40, dove l'indice di rischio vale 5. Per i dettagli si veda l'articolo sui grassi saturi (L'accusa). L'importante è capire che il valore del colesterolo totale ha scarsa rilevanza e che ciò che conta è l'indice di rischio.

                                               

                                                                                          Il colesterolo  è veramente buono?

Nel maggio del 2012 una ricerca pubblicata su Lancet è stata ripresa da molti giornali con titoli del tipo "ll colesterolo buono non protegge il cuore". Premesso che una ricerca non è scienza occorre notare lo scarso spirito critico dei giornalisti che hanno diffuso la notizia, sempre pronti al sensazionalismo piuttosto che al capire veramente.
I ricercatori sono partiti dall'analisi del gene Lipg che controlla la produzione della lipasi endoteliale da parte delle cellule che rivestono l'endotelio dei vasi sanguigni. La lipasi abbassa i livelli di colesterolo Hdl circolante, ma la mutazione del gene ostacola tale funzione e quindi causa livelli più elevati di colesterolo Hdl. I ricercatori hanno trovato che i soggetti con il gene Lipg mutato non hanno un minor rischio di incidente cardiovascolare. Tutto qua.
Si tratta di una correlazione come è una correlazione il fatto che chi ha alti valori di HDL è più protetto dal rischio cardiovascolare (per esempio gli atleti di resistenza) e questa correlazione non è stata smentita: siamo di fronte a due correlazioni che dicono l'una il contrario dell'altra, ma quella negativa considera un insieme di soggetti geneticamente non normali, mentre quella positiva un grandissimo numero di soggetti normali.
Per passare da una correlazione a capire le cause occorre andare a fondo dei meccanismi (vedasi esempio delle foglie: si può ipotizzare che nei soggetti con gene alterato l'HDL prodotto non sia efficiente come in un soggetto sano). Nel caso della ricerca, analizzare un sottoinsieme di soggetti "malati" non è il massimo per scoprire le cause. Per analogia, consideriamo chi "scopre" la correlazione fra magrezza all'atto della morte e tumore in soggetti colpiti da cancro: è evidente che alla morte dopo lunghe sofferenze e perdita di molti chilogrammi di peso, moltissimi sono magri, ma sarebbe assurdo concludere che "per evitare il cancro occorre essere in sovrappeso". Nel caso in questione la correlazione fra un gruppo di soggetti "malfunzionanti" non spinge verso nessuna conclusione negativa sull'HDL.

Fattore di rischio non vuol dire certezza

colesterolo Non è ancora chiaro cosa determini la partecipazione dell'LDL alla formazione delle placche, tant'è che un soggetto potrebbe avere LDL alto, ma nessuna placca e un altro averlo abbastanza basso, ma avere la formazione di placche a livello pericoloso.
In altri termini:


il colesterolo non è il fattore di rischio più importante.

Infatti in ogni soggetto il meccanismo LDL-HDL dovrebbe assicurare che le arterie restino pulite. Se ciò non accade è ottimistico pensare che sia il meccanismo LDL il solo responsabile.
Ecco perché nella valutazione del rischio cardiovascolare contano altri fattori di rischio come il fumo, l'ipertensione, il sovrappeso, la sedentarietà (come è dimostrato dalla ricerca condotta in sette paesi europei - denominata appunto Seven Countries Study - iniziata negli anni '50 e durata 25 anni) e perché si stanno valutando altri indicatori della situazione (come la proteine C reattiva o l'omocisteina). La formazione della placca inizia infatti con un processo infiammatorio sulla parete interna delle arterie (endotelio), che richiama i linfociti, che a loro volta fissano colesterolo, calcio e altre sostanze e formano la placca.
Nel 2003 l'équipe del dott. Umesh. N. Khot ha analizzato i risultati di 14 studi internazionali che hanno coinvolto 122.000 pazienti. L'86,4% degli uomini e l'80,6% delle donne colpiti da infarto coronarico presentava uno dei seguenti fattori di rischio:

             fumo

             ipertensione

             diabete

             colesterolo alto

Poiché Khot fa notare che l'obesità contribuisce a colesterolo alto, ipertensione e diabete, conclude che è corretto considerarla come quinto fattore di rischio (e in questo caso le percentuali salirebbero ancora). Implicitamente questa ricerca conferma il grande abbaglio sul colesterolo.  
 
 

                                                                      Il colesterolo assunto con l'alimentazione non supera il 20%

Un errore comune è credere che tutto il colesterolo provenga dai cibi. In realtà al massimo solo il 20% del colesterolo proviene dall'alimentazione, mentre l'80% è di origine endogena (cioè creato dall'organismo. La produzione è circa di 1-2 g al giorno mentre l'organismo ne assume con la dieta 200-500 mg, per l'uomo occidentale medio circa 340 mg, 220 mg per la donna). Una parte del colesterolo in eccesso viene eliminata dal fegato, cosicché la percentuale esogena (cioè proveniente dall'esterno, dall'alimentazione) massima del 20% sul totale è più che ragionevole. Solo se si mangia "malissimo" si arriva al 20%. Realisticamente è del 10%.

I cibi contenenti colesterolo

Ecco un semplice elenco di cibi contenenti colesterolo (le quantità sono in mg per 100 g di alimento edibile):

              Organi di animali (cervello)

              Tuorlo d' uovo (1.350, un uovo intero contiene 400 mg di colesterolo per 100 g)

              Burro (250)

              Frutti di mare (aragosta, gamberi, ostriche, cozze 150)

              Salumi grassi (100)

              Formaggi grassi (pecorino, grana, parmigiano ecc. 100)

              Carne e pesce magri (petto di pollo, tonno, pesce spada ecc. 70).

Sappiamo che per esempio 100 g di burro apportano circa 750 kcal, una quantità improponibile in una dieta ipocalorica. È dunque confermata una delle "scoperte" della dieta italiana: la raccomandazione salutista di non assumere tutta una serie di cibi per limitare il colesterolo alimentare è del tutto inutile se il soggetto rispetta il vincolo di una dieta ipocalorica.
Il controllo della produzione endogena avviene secondo un meccanismo che riduce la quantità di colesterolo endogeno se aumenta quello assunto con la dieta e viceversa, per cui è troppo semplicistico sperare di controllare il colesterolo, eliminando dalla propria alimentazione i cibi ricchi di colesterolo (eliminazione che farebbe aumentare quello endogeno).
In particolare con un'alimentazione ipercalorica non ha senso l'uso di integratori alimentari (i fitosteroli sono i più interessanti) che riducono l'assorbimento del colesterolo né ha pregio il consiglio di ingozzarsi di fibre e di cibi ricchi di colesterolo sperando che le fibre ne ostacolino l'assorbimento. In chi ha un cattivo stile di vita gli integratori anti-colesterolo (spesso peraltro sottodimensionati o inefficaci) sono un controsenso perché tutte le ricerche hanno mostrato che riducono percentualmente l'assorbimento del colesterolo. L'azione dei fitosteroli è significativa se:

             si hanno alti apporti di colesterolo alimentare derivanti da iperalimentazione. Come dire che gli integratori a base di fitosteroli sono giustificati solo se si       mangia   male. Ma che senso ha abbassare il colesterolo del 10% dal 300 a 270 mg/dl (270 resta comunque un valore elevato e non si risolve il problema) quando con una dieta appropriata ed esercizio fisico lo si abbassa a 220 (innalzando fra l'altro la frazione HDL)?

nonostante uno stile di vita corretto e un'attività fisica costante, l'indice di rischio resta alto. Anziché assumere statine, si può provare un'ulteriore leggera riduzione dell'LDL con i fitosteroli con dosaggio appropriato (circa 2 g al giorno).

Come si controlla il colesterolo endogeno?

Agendo sul meccanismo di produzione. Esistono diverse strade che passano tutte attraverso l'alimentazione. Attenzione però: non si devono confondere queste soluzioni con quella di curare l'alimentazione per diminuire il colesterolo assunto dai cibi. L'alimentazione può controllare anche la produzione di colesterolo endogeno! Ricordando prima che:
a) i precursori del colesterolo sono i glicidi
b) la sintesi del colesterolo nel fegato è controllata dall'enzima HMG-CoA-reduttasi che a sua volta viene attivato dall'insulina, 
vediamo alcune soluzioni
1) si usano sostanze naturali in grado di inibire l'HMG-CoA-reduttasi (come il tè verde). Questa soluzione è fra le più ottimistiche, perché nessuna sostanza naturale è così potente da essere un farmaco ipocolesterolemizzante. Infatti bisogna ricordare che l'inibizione dell'HMG-CoA-reduttasi ha effetti collaterali (rabdomiolisi, un patologia che provoca lesioni muscolari - ricordiamo che il cuore è un muscolo!) e che se esistesse una sostanza naturale che controllasse potentemente l'HMG-CoA-reduttasi avrebbe lo stesso grado di pericolosità dei più comuni farmaci anticolesterolo (vedasi caso Lipobay Bayer). Un'alternativa è l'eliminazione di sostanze (caffeè) che aumentano i livelli di colesterolo.
2) Il ruolo degli acidi grassi saturi è stato spesso esagerato. Se è vero che aumentano i livelli LDL di circa 2,5 mg/dl per ogni 1% di calorie totali nella dieta è pure vero che una loro diminuzione nella dieta diminuisce i livelli di colesterolo HDL (per il rischio di infarto un aumento di colesterolo HDL di un mg è equivalente -cioè compensa- a un aumento di circa 4,4 mg di LDL): alla fine il rischio cardiovascolare è immutato. Considerate l'esempio di molti vegani che hanno colesterolo totale a 190 e colesterolo HDL a 40 con rischio cardiovascolare al limite! In altri termini i grassi saturi alzano sia il colesterolo buono sia quello cattivo. Diversa è la situazione dei grassi trans che alzano il colesterolo cattivo e basta!
Con un regime normocalorico in cui si evita il sovrappeso e si varino le fonti di grassi (per esempio con una ripartizione equivalente fra polinsaturi, monoinsaturi e saturi) si controlla il rapporto di rischio mantenendolo abbondantemente sotto a 5. Come si vede la demonizzazione dei grassi saturi è del tutto arbitraria in presenza di dieta equilibrata. Le regole della dieta italiana

              di un'alimentazione ipocalorica (che esclude "matematicamente" gli alimenti grassi, almeno in quantità)

              di una limitazione dei cibi contenenti la dizione generica grasso o olio vegetale

              di un'eliminazione dei cibi contenenti grassi idrogenati e delle margarine

risolvono praticamente il problema, cioè portano l'indice rischio (lo ripetiamo: il colesterolo totale è un dato poco significativo) sotto i valori di attenzione.
3) Riducendo la quota di carboidrati (che sono i precursori del colesterolo) si migliora la situazione. La ripartizione della dieta italiana 50-20-30 tende a limitare i carboidrati, limitando la risposta insulinica. Realisticamente una riduzione al 50% dei carboidrati diminuisce la produzione endogena di un 10% rispetto alle classiche diete dove la quota dei carboidrati arriva al 70%.
Riassumendo:

                                                         è inutile che vi preoccupiate del vostro colesterolo se continuate a essere in sovrappeso!

Come aumentare il colesterolo buono

L'attività fisica aerobica aumenta la frazione di colesterolo buono (ATTENZIONE: NON RIDUCE QUELLO CATTIVO E QUINDI NEMMENO QUELLO TOTALE CHE ANZI AUMENTA PERCHÉ AUMENTA QUELLO BUONO, ma si riduce l'indice di rischio cardiovascolare). Perché l'attività fisica produca gli effetti indesiderati occorre che sia aerobica (corsa, ciclismo, sci di fondo ecc.) e sia a media intensità (l'allenamento a bassa intensità è praticamente inutile). Per dare un'idea il colesterolo HDL non si muove significativamente per attività dell'ordine delle due ore settimanali. Per ogni ora in più si può stimare un aumento medio del colesterolo HDL di 10 mg/dl.
Da rilevare che il fumo abbassa i livelli di colesterolo HDL.

I farmaci

Dovrebbero essere utilizzati solo nel caso di fallimento dei punti precedenti:

              dieta ipocalorica

              ripartizione dei macronutrienti 50-20-30

              limitazione dei "grassi e oli vegetali"

              eliminazione dei grassi idrogenati (anche parzialmente) e delle margarine

              attività fisica aerobica a media intensità

              uso di fitosteroli con dosaggio corretto (2 g al giorno).

L'inibizione della sintesi avviene farmacologicamente grazie a farmaci come le statine, i prodotti attualmente più usati. Le resine aumentano la conversione del colesterolo in acidi biliari nel fegato, legando poi gli acidi nell'intestino. I fibrati aumentano l'ossidazione degli acidi grassi nel fegato, diminuendo i trigliceridi. Infine gli acidi nicotinici consentono di abbassare l'indice di rischio, alzando la frazione buona e abbassando quella cattiva.

La ricetta contro il colesterolo

Dopo aver letto gli 11 punti sopraelencati, è possibile comprendere la nostra ricetta contro il colesterolo.
Al di là di informazioni troppo sommarie (come l'affermazione scientificamente errata "si deve avere il colesterolo totale sotto al valore di 200 mg/dl), considerate l'indice di rischio cardiovascolare. Per esempio osservate questa tabella (soggetto maschile).
 

Colesterolo totale Colesterolo HDL Indice di rischio Valutazione
190 30 6,33 NO - Preoccupante
220 40 5,5 NO - Preoccupante
250 45 5,55 NO - Preoccupante
235 70 3,36 OK
195 50 3,9 OK
300 45 6,67 NO - Preoccupante
245 85 2,88 OK
210 35 6 NO - Preoccupante

Come si vede, il colesterolo totale non è un indice attendibile. Molti medici lo usano perché danno per scontato (SBAGLIANDO!) che tutti abbiano il colesterolo buono basso.
 
Consideriamo un soggetto di 42 anni, sedentario, alto 175 cm, con peso di 74 kg che abbia 240 mg/dl di colesterolo totale e 35 mg/dl di colesterolo HDL. La sua alimentazione apporta giornalmente 2400 kcal; il 65% di queste deriva da carboidrati e il 20% di queste calorie deriva da grassi saturi. Per nostra fortuna non fuma. Il suo indice di rischio è 6,85! Vediamo cosa può fare.
 
1) Verificate il sovrapeso Per sapere il vostro peso ottimale leggete l'articolo corrispondente. Non illudetevi che 5 o 10 kg di pancetta possano comunque condurvi alla piena salute. Se il soggetto è in sovrappeso (come nel caso soprariportato) si imposti una dieta ipocalorica:

600 kcal (per le donne 540) * (l'altezza in m al quadrato)

Da questa dieta eliminate i soli alimenti compatibili con una dieta ipocalorica e ricchi di colesterolo: uova e fegato.
2) Abolite uno dei principali fattori di diminuzione del colesterolo HDL: il fumo.
3) Usate una ripartizione dei macronutrienti 50-20-30, con il 50% di carboidrati e nel 30% dei grassi non utilizzate più di un terzo di grassi saturi (che così diventano il 10% della dieta). Non è necessario diventare maniaci dei conti. Basta ricordarsi di

              limitare pane, pasta, pizza, dolci (in pratica devono costituire meno della metà del contributo calorico, visto che i carboidrati vengono assunti anche con  frutta e verdura);

              limitare formaggi grassi (preferire ricotta o fiocchi di latte);

              eliminare salumi grassi e carne grassa (preferire carne e pesce magri e prosciutto crudo o cotto magro o bresaola);

              eliminare i cibi contenti grassi idrogenati o margarine;

              per arrivare a coprire il 30% del fabbisogno giornaliero di grassi usate cibi grassi contenenti acidi grassi essenziali (imparare a usare alimenti come il salmone al naturale, noci e legumi) e grassi monoinsaturi (olio di oliva extravergine);

              limitare i cibi contenenti ingredienti con la dizione generica di grasso vegetale o olio vegetale;

              limitare il caffè

             le fonti proteiche dovrebbero derivare un terzo da carni, latte e formaggi, un terzo da pesce e un terzo da vegetali (in particolare derivati della soia).

colesterolo: cosa fare4) Iniziate un protocollo di attività fisica aerobica che porti nell'arco di sei mesi il soggetto a superare le quattro ore settimanali, garantendo un aumento del colesterolo HDL.
5) Non utilizzate integratori a base di omega 3, olio di riso o gammaorizanolo. Rimandiamo all'articolo sugli acidi grassi essenziali per i dettagli scientifici. Qui ci preme sottolineare perché gli integratori di omega 3 non hanno senso. A differenza di altre sostanze, gli omega 3 possono essere facilmente assunti con una dieta equilibrata (per esempio con salmone al naturale o altro pesce). Assumere un integratore significa dire: "mangia comunque male, con tanti grassi saturi, poi prendi la pillola". Si mantiene il problema e si svuotano le tasche (tranne quelle dei produttori dell'integratore).
6) Nel caso di soggetti che permangono con un indice di rischio alto dopo i passi 1-4, prima di ricorrere ai farmaci, provate fitosteroli in forma alimentare. Sono usciti prodotti (Becel,Danacol, ecc.) che si possono assumere come comuni yogurt da bere, molto comodi ed efficaci.
7) Solo dopo il fallimento dei punti 1-6 e con indice di rischio preoccupante, assumete farmaci anticolesterolo (Statine). Fatelo solo sotto controllo medico.
 
NOTA - Purtroppo troppe persone assumono farmaci anticolesterolo per la pigrizia di non fare sport o perché non vogliono mettersi a dieta. Il fatto è che nel 90% dei casi il colesterolo alto è la spia di uno stile di vita sbagliato e uno stile di vita sbagliato ha anche altre conseguenze oltre al colesterolo. Risolvere una colesterolemia alta con i farmaci lascia aperti tutti gli altri problemi che sono pronti a scoppiare nei prossimi anni.
 
Vediamo come l'applicazione della ricetta può modificare il quadro del nostro soggetto d'esempio:
A - Nel nostro caso la dieta sarà di 1.800 kcal, eventualmente integrando la dieta se il soggetto inizia un'attività sportiva. Realisticamente, grazie alla riduzione delle calorie di un terzo, si guadagna come minimo un 6% di colesterolo esogeno.
B  Il soggetto è già non fumatore.
C - Riducendo i carboidrati al 50% e i grassi saturi al 10% (con le altre avvertenze del punto 3) si recuperano 25 mg/dl (grassi saturi) e almeno un 8% (riduzione carboidrati)
D - Con 4 ore di attività fisica aerobica dopo sei mesi si guadagnano 20 mg/dl di colesterolo buono.
Componendo i vari contributi, il colesterolo diminuirebbe a 200 e quello buono aumenterebbe a 55. Il nuovo indice di rischio è: 3,63.  

 

 

    TUTTO QUELLO CHE NON VI DICONO SULLE MALATTIE CARDIACHE

Molti sono i farmaci "STATINE" che vengono assunti per abbassare ad esempio il colesterolo ma che hanno effetto cardiotossico, notevoli effetti collaterali, questi farmaci come altri con i loro effetti collaterali mettono a serio rischio la salute del nostro cuore , BELIEVE IN YOUR BODY



Le malattie al cuore sono la prima causa di morte ...al mondo, ecco che prevenire lo sviluppo delle malattie cardiovascolari è estremamente importante. Molti sono i farmaci che vengono assunti per abbassare ad esempio il colesterolo ma che hanno effetto cardiotossico, notevoli effetti collaterali, questi farmaci come altri con i loro effetti collaterali mettono a serio rischio la salute del nostro cuore. Spesso ci fermiamo a quello che dice il nostro medico senza magari indagare su altre tipologie di medicine alternative, fitoterapia, omeopatia, agopuntura. Ecco che ci imbottiamo di farmaci che per guarire ad esempio un colesterolo alto, andrebbero bene anche rimedi meno invasivi come una corretta alimentazione e alcuni alimenti depuratici come il cardo e il carciofo.

Nella nostra alimentazione è importante introdurre gli Omega 3 per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, la vitamina D e il magnesio. Ci sono dei farmaci anticolesterolo, come le statine, che ad esempio vanno a ridurre l’efficacia degli Omega3.

Bassi livelli di vitamina D sono stati riscontrati in tantissime cause di morte, ecco perchè è indispensabile sempre controllare il livello e incrementarne l’assunzione e l’esposizione anche al sole.

L’invecchiamento accelerato del muscolo cardiaco è legato alla carenza di magnesio. Nel 2010, il Journal of Biomedical Sciences ha riportato che i rischi cardiovascolari sono significativamente più bassi nei soggetti che secernono alti livelli di magnesio. Un altro studio pubblicato sulla rivista Atherosclerosis nel 2011 ha scoperto che basse concentrazioni di magnesio nel siero predicono cardiovascolare e mortalità per qualsiasi causa.

Alcuni composti naturali che possono aiutare a sbloccare le arterie:

Melograno: questo straordinario frutto è stato studiato e sembra invertire lo spessore dell’arteria carotide (ovvero il blocco) fino al 29% entro 1 anno.

Arginina: la ricerca indica che questo aminoacido non solo impedisce la progressione dell’aterosclerosi ma anche inverte patologie associate al processo.

Aglio: non solo l’aglio è stato dimostrato che riduce una moltitudine di fattori di rischio associati con l’arteriosclerosi, l’ispessimento e l’indurimento delle arterie, ma anche di riduce significativamente il rischio di infarto e ictus. La ricerca ha confermato che l’aglio inibisce la formazione della placca arteriosclerotica.

Anche una sana attività fisica ci aiuta a mantenere in forma il nostro apparato cardiovascolare,
Niente fumo, tanto movimento e dieta equilibrata; colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo. Raccomandazioni scontate, ma spesso poco seguite nella pratica. E il cuore potrebbe soffrirne. Ma come raggiungere la salute cardiovascolare ideale? Un aiuto arriva dall’American Heart Association che ha pubblica nella versione on line della rivista Circulation le 7 regole d’oro da seguire e un test per calcolare in pochi minuti come trattiamo il nostro cuore. «Una nostra recente indagine evidenzia che, sebbene il 39% degli intervistati pensi di avere una salute cardiovascolare ideale, la metà di essi dichiara che il proprio medico gli ha diagnosticato almeno un fattore di rischio cardiovascolare – dice il presidente dell’American Heart Association, Clyde Yancy – . Ciò significa che comportamenti errati, come vita troppo sedentaria o alimentazione squilibrata, non sono collegati al rischio di malattie cardiovascolari. E noi ci proponiamo di ridurle di almeno il 20% entro il 2020». Da qui la scelta di fornire alla popolazione i «numeri» per monitorare i comportamenti a rischio. SETTE SEMPLICI MOSSE - Per raggiungere la salute cardiovascolare «ideale», dicono i cardiologi, bisognerebbe non aver mai fumato o aver smesso da più di un anno; avere un indice di massa corporea inferiore a 25 kg/m2 (calcolato dividendo il peso per l’altezza al quadrato); fare almeno 150 minuti di esercizio fisico moderato o 75 minuti di esercizio intenso a settimana; seguire una dieta equilibrata, mangiando soprattutto frutta e verdura, cereali, pesce (almeno 2 volte a settimana), carni magre, cibi con pochi grassi, non bere bevande troppo zuccherate, ridurre a meno di 1.500 milligrammi il consumo quotidiano di sale; avere il colesterolo totale inferiore a 200 mg/dL, la pressione arteriosa intorno ai valori 120/80 mm Hg, la glicemia a digiuno inferiore a 100 mg/dL. «Il primo passo è conoscere i valori di colesterolo, pressione e glicemia e cosa significano – suggerisce Clyde Yancy- . Il successivo è cercare di essere in regola almeno con uno dei sette obiettivi». Insomma, un passo alla volta. Non riuscite a mettervi a dieta? Concedetevi un’altra chance; nel frattempo provate a buttare definitivamente le sigarette e, magari, a muovermi di più. Così guadagnerete punti nella «My Life Check» . IL COMMENTO - «La maggior parte di noi è sottoposta ogni giorno a continue pressioni, al lavoro, in famiglia, che spesso può “compensare” con abitudini poco sane, come mangiar male o fumare troppo – fa notare il cardiologo Attilio Maseri, presidente della Fondazione «Per il tuo cuore» per la lotta alle malattie cardiovascolari - . Il medico, allora, dovrebbe dare consigli positivi, aiutare a fare prevenzione “su misura”. Se ci prescrivono 3 ore di esercizio fisico a settimana difficilmente lo faremo; diverso, invece, se andiamo in palestra o a correre perché ci divertiamo. Spesso comportamenti poco salutari, come una vita sedentaria o un’alimentazione priva ad esempio di frutta e verdura, sono il risultato di stili di vita sbagliati fin dall’infanzia – continua Maseri - . Aver reintrodotto nel nostro Paese l’educazione fisica nelle scuole elementari è un buon inizio. I bambini devono poter rincorrersi, giocare a nascondino invece di stare seduti davanti a tv e computer». ] Niente fumo, tanto movimento e dieta equilibrata; colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo. Raccomandazioni scontate, ma spesso poco seguite nella pratica. E il cuore potrebbe soffrirne. Ma come raggiungere la salute cardiovascolare ideale? Un aiuto arriva dall’American Heart Association che ha pubblica nella versione on line della rivista Circulation le 7 regole d’oro da seguire e un test per calcolare in pochi minuti come trattiamo il nostro cuore. «Una nostra recente indagine evidenzia che, sebbene il 39% degli intervistati pensi di avere una salute cardiovascolare ideale, la metà di essi dichiara che il proprio medico gli ha diagnosticato almeno un fattore di rischio cardiovascolare – dice il presidente dell’American Heart Association, Clyde Yancy – . Ciò significa che comportamenti errati, come vita troppo sedentaria o alimentazione squilibrata, non sono collegati al rischio di malattie cardiovascolari. E noi ci proponiamo di ridurle di almeno il 20% entro il 2020». Da qui la scelta di fornire alla popolazione i «numeri» per monitorare i comportamenti a rischio.

SETTE SEMPLICI MOSSE - Per raggiungere la salute cardiovascolare «ideale», dicono i cardiologi, bisognerebbe non aver mai fumato o aver smesso da più di un anno; avere un indice di massa corporea inferiore a 25 kg/m2 (calcolato dividendo il peso per l’altezza al quadrato); fare almeno 150 minuti di esercizio fisico moderato o 75 minuti di esercizio intenso a settimana; seguire una dieta equilibrata, mangiando soprattutto frutta e verdura, cereali, pesce (almeno 2 volte a settimana), carni magre, cibi con pochi grassi, non bere bevande troppo zuccherate, ridurre a meno di 1.500 milligrammi il consumo quotidiano di sale; avere il colesterolo totale inferiore a 200 mg/dL, la pressione arteriosa intorno ai valori 120/80 mm Hg, la glicemia a digiuno inferiore a 100 mg/dL. «Il primo passo è conoscere i valori di colesterolo, pressione e glicemia e cosa significano – suggerisce Clyde Yancy- . Il successivo è cercare di essere in regola almeno con uno dei sette obiettivi». Insomma, un passo alla volta. Non riuscite a mettervi a dieta? Concedetevi un’altra chance; nel frattempo provate a buttare definitivamente le sigarette e, magari, a muovermi di più. Così guadagnerete punti nella «My Life Check» .

IL COMMENTO - «La maggior parte di noi è sottoposta ogni giorno a continue pressioni, al lavoro, in famiglia, che spesso può “compensare” con abitudini poco sane, come mangiar male o fumare troppo – fa notare il cardiologo Attilio Maseri, presidente della Fondazione «Per il tuo cuore» per la lotta alle malattie cardiovascolari - . Il medico, allora, dovrebbe dare consigli positivi, aiutare a fare prevenzione “su misura”. Se ci prescrivono 3 ore di esercizio fisico a settimana difficilmente lo faremo; diverso, invece, se andiamo in palestra o a correre perché ci divertiamo. Spesso comportamenti poco salutari, come una vita sedentaria o un’alimentazione priva ad esempio di frutta e verdura, sono il risultato di stili di vita sbagliati fin dall’infanzia – continua Maseri - . Aver reintrodotto nel nostro Paese l’educazione fisica nelle scuole elementari è un buon inizio. I bambini devono poter rincorrersi, giocare a nascondino invece di stare seduti davanti a tv e computer».

Chi invece crea problemi cardiovascolari:

Statine: è ironico visto che questa categoria di farmaci viene usata per la prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari, in realtà sono agenti cardiotossici, legati a non meno di 300 effetti avversi sulla salute. Le statine hanno devastanti effetti sulla salute.

FANS: farmaci come l’aspirina, ibuprofene e Tylenol, hanno ben nota associazione con un aumento della mortalità cardiaca.

Grano: mentre questa connessione è raramente discussa, anche da parte di coloro che promuovono le diete libere prive di grano. Il grano è un potenziale cardiotossico, oltre a più di 200 effetti avversi per la salute documentati.